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L'IMPERFEZIONE DELLA BELLEZZA.


Conoscete una donna o un uomo belli - ma veramente belli - che non abbiano qualche imperfezione? Io no. Perché la perfezione non è vera, non è reale. Mentre la vera bellezza non può che essere, per l'appunto, reale. E, in quanto tale, imperfetta. Così è la Calabria, la mia terra, la sola che conosca intimamente, l'unica dove voglio vivere. Bella ma imperfetta. Incredibilmente, tragicamente imperfetta. Come tutto ciò che è bello. E' questo il motivo per cui ho smesso, da anni, di chiedere alla Calabria (e ai calabresi) di diventare perfetti. Pur continuando a battermi contro le devastazioni del territorio e l'insipienza della politica. Di recente la Calabria e i calabresi hanno dato un'ulteriore, paradossale prova della loro imperfezione. In pochi giorni siamo passati dal fuoco all'acqua, dal dramma degli incendi a quello delle alluvioni. Ed all'ennesima constatazione che il ciclico ripetersi di questi fenomeni nulla insegna agli uomini. Non ho commentato. Ho preferito soffrire, tacere, perfino non informarmi. Perché sono stanco di scrivere sempre le stesse cose. Perché so che gli incendi e le alluvioni fanno parte dell'imperfezione della Calabria. Il fuoco è nel DNA dei calabresi (ma anche di molti altri italiani). Contadini e pastori lo usano da sempre per ripulire campi e pascoli o per sottrarre spazio al bosco (vedi la pratica neolitica del debbio o cesina). Ma un tempo le foreste e le boscaglie erano molto meno estese di adesso e il territorio era intensamente coltivato e accudito. Sicché raramente il fuoco passava dai campi alle macchie ed ai boschi. Lo stesso dicasi per le alluvioni. La storia della Calabria (e non solo della Calabria) è costellata di eventi calamitosi dovuti alle piogge torrenziali. A parte alcune storiche alluvioni che distrussero paesi (dolosamente mai ricostruiti ma trasferiti altrove), il resto dell'acqua trovava libero deflusso nei greti dei torrenti. Mentre oggi la cementificazione ha ostruito perfino i fossi. E che dire della politica? Non è forse vero che essa è divenuta una malata terminale? E che è talmente infetta da distruggere anche le cellule sane di quelle poche persone per bene ed intelligenti che ci capitano dentro? La politica sa bene, da sempre, quali strumenti adottare per prevenire incendi ed alluvioni. Il fatto è che non li usa. Per questo ho taciuto. Per questo non me la sono presa con i calabresi e i politici. Innalzo, invece, una preghiera all’imperfetta bellezza della Calabria ed alla sua antica dea, Afrodite. La imploro di continuare, come fa da secoli, a rigenerare le distruzioni, a risanare le ferite, a risollevare gli animi, a infondere fiducia, a creare speranza. Tutto il resto spetterebbe a noi. Ma sono certo che come sub-umani, geneticamente modificati dal consumismo, dall'edonismo, dall’ignoranza, dall’imprevidenza, dall'irresponsabilità, continueremo a far del male alla nostra casa e a noi stessi. Nelle foto, scorci della valle del Soleo e della Val di Tacina (Sila Piccola). Foto Francesco Bevilacqua.


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