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GORILLA NELLA NEBBIA.

GORILLA NELLA NEBBIA.

E’ consuetudine, nei gruppi escursionistici, non uscire col cattivo tempo. E’ una giusta regola quando si è in gruppo e si hanno delle responsabilità. Ma non è la mia regola. Perché è col cattivo tempo che la bellezza del mondo, spesso, dona il meglio di sé. Senza moine. E, come dice Ralph Waldo Emerson, la natura non si fa mai trovare in vestaglia. Oggi il tempo è pessimo. Piove e c’è nebbia fitta sui monti vicino casa. E’ lì che andiamo. Con i fedelissimi. Che sono, ancor più, fedeli a se stessi. Nella mia psiche – fatta di istinto, di esperienze, di daimon – si compone un puzzle di acque e boschi. Il Torrente Piazza – famoso in antico per le sue alluvioni rovinose – è in piena come non l’ho mai visto. Il bosco ripariale di ontani è tirato a lucido, brillante. I rami fremono e

ondeggiano. Come in una danza tribale, per ringraziare la pioggia finalmente arrivata. La cascata della Tiglia è un’esplosione fluida. Che produce folate di vapore gelido. La posa accanto alla cascata mi costa un’inzuppata nei suoi umori, l’abbraccio erotico della cascata. Ma ovunque, nella valle, è un fluire inarrestabile di acque, un precipitare di cascate. Mai notate prima. A non tutte riusciamo ad arrivare per via dell’inguadabilità del fiume e della vegetazione fitta. Saliamo verso l’alto, dunque. Sul sentiero zuppo di fango odoroso. E’ la

volta della Tiglia piccola e di un affluente che si esibisce in un triplo salto mortale carpiato. Poi il bosco di querce, ontani e castagni. Cullato dalla nebbia. Foresta pluviale. Sento lo stupore degli alberi. Sorpresi per la nostra presenza. Siamo gorilla nella nebbia. Monti Virunga, tra Congo e Ruanda. Ci manca Dian Fossey seduta accanto a noi. Ad osservarci discreta. In attesa di un lieve contatto fisico. Tutto vibra intorno a noi, d’una indissolubile intensità: fisica e metafisica. Come si fa a pensare che tutto questo non abbia anima? Timore et

tremore multo: rubo malamente da Tommaso d’Aquino che commenta Paolo di Tarso. Saliamo piano. Faticosamente. Silenziosamente. Arriva la pioggia, attesa. Ripieghiamo. Ogni scroscio d’acqua è un rito purificatorio. L’essere in pochi non è casuale. Darwinismo escursionistico è la definizione giusta. La specie umana si è evoluta. Col cattivo tempo si chiude in casa, o al più in un centro commerciale, in un cinema, in un ristorante. Noi no. Noi non ci siamo evoluti: siamo ancora gorilla nella nebbia. Nelle immagini: ieri, domenica 13 febbraio, la Valle del Torrente Piazza (Gruppo del Monte Reventino, Calabria). Foto Francesco Bevilacqua.

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