IL MARE DI CALABRIA AI PADRONI DEL PETROLIO.
Cari onorevoli, ministri, deputati, senatori, petrolieri, economisti, multinazionali, occultatori di rifiuti, esportatori di fondi neri, speculatori di borsa, esperti di società e conti offshore, tangentisti vari … non so se avete visto, qualche volta, i miei colori. No, non quelli delle cloache a mare prodotte dalla cementificazione delle coste e dalla inefficienza dei depuratori, di cui siete direttamente responsabili. Parlo di certi tramonti ottobrini, quando all’orizzonte del Tirreno si vedono le Isole Eolie sparse come petali azzurri contro il rosso acceso del cielo. Oppure di certe albe invernali sullo Ionio, quando l’effetto cromatico è così denso da fondere il cielo e il mare in una tavolozza indistinguibile. Ecco, se non avete visto quei colori, io, il mare di Calabria, non vi riconosco il diritto di prendere decisioni sulla mia pelle. E di succhiare il sangue delle mie vene con delle trivelle. Se non conoscete la bellezza, non avete il diritto di stuprarla. E se la conosceste non la stuprereste. Avete mai camminato lungo il sentiero del Trecciolino, a Palmi, la sera al tramonto, con lo Stretto di Messina che pare un lago, Scilla e Cariddi protese l’una verso l’altra, e l’Etna che giganteggia sullo sfondo? Avete mai ridisceso la colata di pini d’Aleppo che dalle colline di Albidona scivola, diafana, sulla spiaggia grigia e sassosa di Amendolara e Trebisacce? Avete mai atteso che il sole inondasse la baia di San Nicola Arcella, dove occhieggia l’Arco Magno? Avete mai assistito al miracolo delle fioriture tra i grani maturi di Capo Rizzuto e del Marchesato? Avete mai mirato le gorgonie gialle, arancio e cremisi nei fondali della Costa Viola? Avete mai veduto, dalla Torre Saracena di Gizzeria le ultime paludi costiere che slabrano il Golfo di Sant’Eufemia? Se non avete mai fatto nulla di tutto questo – e di tanto altro – come potete pensare di potermi svendere alle compagnie petrolifere? Solo ed esclusivamente per il loro profitto. E’ già accaduto: ricordate la tragedia del Golfo del Messico del 2010, quando dalla piattaforma petrolifera affiliata alla British Petroleum si sversarono nell’oceano 800.000 tonnellate di greggio, morirono 11 lavoratori ed altri 17 rimasero gravemente feriti, mettendo in ginocchio l’economia di una decina di stati? Perché non dovrebbe accadere ancora? E perché non tra i miei flutti. Ricordate? Tutti dicevano che il nucleare era ormai sicuro. E invece ci fu Fukushima! I moniti di Madre Natura non servono a nulla? Il petrolio italiano è sicuro ed economico? Certo lo è per i petrolieri. Ma non per me. Non per la gente che vive tutt’attorno a me e grazie a me. Non per la terra, non per il mare. Non per le creature del cielo, della terra e delle acque. Io sono il mare di Calabria. Sono il transito di Ulisse. Sono l’ira di Poseidone. Io sono il mare di cui Omero disse: “a venir qui anche un nume immortale doveva incantarsi guardando e godere nel cuore”. Nelle foto: Costa Viola, stagni costieri a Gizzeria, l'incidente del Golfo del Messico, Pini d'Aleppo sulle colline di Albidona. Foto di Francesco Bevilacqua.