DECIDE LA MONTAGNA. E C'E'’ UN PERCHE’
Ma davvero credevi di poter salire dal bivio per Casino Toscano alla Grande Porta del Pollino con questo tempo? Freddo a meno dieci, neve, ghiaccio, vento. Che credevi di trovare? Un scala mobile o una teleferica che ti portasse sulla Serretta della Porticella a vedere i pini loricati addobbati a festa come nelle grandi occasioni? Magari pensavi anche di salire con i ramponi al Giardino degli Dei, sulla Serra di Crispo! E certo, mica ci vuole tanto? Parti presto al mattino, porti ciaspole e ramponi, ti vesti per bene ... Tutto fatto secondo le regole. Degli uomini. Ma quelle della montagna non coincidono, questa volta. Un ghiaccio bestiale sulla strada di avvicinamento ti costringe a mettere le catene al fuoristrada. Non accadeva da anni. Non riesci ad arrivare all'attacco del sentiero. Lasci la macchina accanto all'ultima masseria abitata. Intorno, l'alta valle del Raganello sembra un pezzo di Siberia, con i querceti al posto della Taiga. Il pastore ti chiede com'è la strada: dice di essere isolato da giorni. Sali su, tutto imbacuccato, ma un gran sole ti fa sudare e ti spossa. E belle raffiche di vento freddo ti impediscono di alleggerirti. Ed uno dei tuoi finisce con i piedi nell'acqua sfondando il ghiaccio. E il sentiero è fondo di neve e fai una gran fatica. E la vedi, la Grande Porta. E' lì. Con Serra delle Ciavole, grandiosa, da un lato, e Crispo, seminascosta, dall'altro. E vedi pure i pini loricati, come guerrieri catafratti, nelle loro armature di gelo. E sembrano lì a portata di mano. E metti il triplo del tempo e della fatica ad andare avanti. Hai pure lasciato le ciaspole pensando non ce ne fosse bisogno. Ed hai vergogna di dire "torniamo indietro". Ma lo fai. E la caviglia è in una morsa di gelo. Ed hai paura. Ed alla casa, fai amicizia con un giovane simpatico. Giovanni Francomano, originario di San Lorenzo Bellizzi. Con una casa ed una moglie e un bimbo appena nato a Lauropoli, sulla piana di Sibari. E lui li, con i vecchi genitori. Giovanni che esce con il gregge nella bufera sopraggiunta. E ti chiedi come fanno a vivere lì d'inverno. Ecco, la montagna ha deciso per te. Ti ha ricacciato indietro. Qualcosa vorrà pur dire (anche per la tua psiche). Hai voglia a consolarti che nessuno sarebbe salito lassù con quel tempo. E' la montagna che decide, non tu. Che vuol dire? Vuol dire che la montagna pensa, decide, comunica. Sei sempre stato un po' animista. La montagna ha un'anima. Se la pensi da cittadino non puoi che vederla come una cosa diversa da te, che fai parte dell'Umanità. Che parolone: Umanità! Ma lei è la montagna. E se la ride della tua Umanità. Lei sta sempre lì. Giorno e notte. Primavera, estate, autunno e inverno, da secoli, da millenni. E ne vede passare di umani come te. Durate poco, voi umani. E vorreste anche decidere al posto delle montagne. Nelle foto: immagini dell'alta valle del Raganello. Foto Francesco Bevilacqua.