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PASSEGGIATA NEL COSMO


Oggi trascorrerei tutto il giorno per monti. Ma la famiglia mi reclama, almeno per il pranzo (è la festa dell'Immacolata). Mi alzo presto e parto per le montagne vicino casa. Per poter rientrare in tempo. Sul crinale di Sambate. Damiano ed io, soli. Il Grecale gira attraverso il Golfo di Squillace, penetra l'Istmo di Marcellinara attraverso la valle del Corace, scende in quella dell'Amato, spira, violento e freddo sul nostro cammino. Restano pochi castagni adulti, spellati e gibbosi, a testimonianza dell'antico castagneto da frutto che sfamava queste popolazioni. Qualche grande cerro: le sue ghiande erano prelibatezze per i porci. Boschi giovani di ontano e cedui di castagno. I vecchi campi di grano di montagna abbandonati. Un filo di nubi bianche scende misteriosamente da oriente verso sud, come un sudario sottile. Ma le Serre, l'Aspromonte, l'Etna, innevato e fumigante, sono perfettamente visibili. A cavallo tra lo Ionio e il Tirreno. Chissà quanto pagherebbero, viaggiatori centro e nord europei per essere qui, oggi, dinanzi a questa inenarrabile visione! Il privilegio lo ebbe il britannico Henry Swimburne, tra il 1777 ed il 1778, salendo a piedi da Nicastro verso la conca di Decollatura. "Le montagne si incurvavano dolcemente da ogni lato cingendo come in un abbraccio la pianura resa ricca e varia dai più bei prodotti della natura - scrisse Swimburne -; una catena di montagne meno elevate correva perpendicolarmente verso sud elevandosi gradualmente fino alle cime nevose dell’Aspromonte. Il mar Ionio appariva a tratti tra le alture e rifletteva intensamente i raggi del sole nascente, mentre il Tirreno era ancora avvolto dalle ultime ombre della notte che si diradavano rapidamente all’avvicinarsi della luce del sole. Solo il pensiero che il cammino da compiere prima di sera era lungo poté staccarmi così presto da un luogo che offriva un paesaggio tanto insolito e meraviglioso." Giriamo sul fianco destro di Monte Tombarino per un vecchio sentiero che ho percorso una sola volta. Quanti sentieri, quanti luoghi devo ancora conoscere tra questi monti! Vaghiamo nel bosco di ontani inondato dal sole, come selvatici in cerca di pastura. Sino a riguadagnare il crinale fino alla cima straordinariamente panoramica di Monte Faggio. Da qui la vista spazia dal Pollino a nord sino all'Etna a sud. Abbiamo camminato appena due ore. In un'ora e mezza saremo all'auto. Penso ad alcuni dei miei libri cult su questo genere di cammini: Rousseau "Le fantasticherie del passeggiatore solitario", Thoreau "Camminare", Hesse "Storie di vagabondaggio", Walser "La passeggiata". Walser (il libro fu scritto nel 1916) rispondeva così a chi gli chiedeva perché stesse sempre a passeggiare: "Segretamente ogni sorta di pensieri e di idee segue di soppiatto colui che passeggia, così da obbligarlo, mentre cammina compassato e attento, a fermarsi e restare in ascolto, perché, completamente stordito da strane impressioni, dalla potenza degli spiriti, si sente a un tratto come magicamente sprofondare nel suolo, mentre davanti agli occhi smarriti del pensatore-poeta su spalanca un abisso." Nessuno - o quasi - potrà mai capire quel che provo anche durante una semplice passeggiata come questa. Molti si chiedono se vado sempre negli stessi luoghi. Ma come faccio a spiegare che per conoscere anche una sola montagna non basta un'intera vita? E ovunque, alle svolte dei cento sentieri che a percorrono, compaiono luoghi mai visti. Come faccio a pronunciare toponimi che per chi ascolta non significano nulla? Come faccio a far capire a gente abituata a vivere gran parte del proprio tempo in case di muratura, città di cemento e asfalto, che ogni mio semplice cammino tra queste alture vicino casa, dominate dagli alberi e le rocce, dal cielo e le nuvole, è una passeggiata nel Cosmo?

Nelle foto: scorci del crinale tra Sambate di Platania e Monte Faggio (Gruppo del Reventino-Mancuso, Calabria).

Foto Francesco Bevilacqua.


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