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NOI SIAMO NELLA FORESTA. LA FORESTA E' DENTRO DI NOI.


Perché provo questo desiderio incontenibile di andare in montagna? Eppure oggi il tempo è brutto. Cielo plumbeo. Nubi minacciose e compatte sovrastano le magnifiche praterie, miste a boschi, di Votturino e Carlomagno, in Sila Grande. Nonostante la luce grigia, diafana, i colori d'autunno (perché si ostinano a chiamarlo foliage?) penetrano nella retina. Ah, se le fotocamere, così sofisticate, fossero capaci di riprodurre esattamente ciò che vedono i nostri occhi. Grazie a Dio non è ancora possibile. La bellezza virtuale non potrà mai essere, neppure lontanamente, paragonata a quella reale. Per questo cammino e osservo. Insaziabile e stupito. Con i miei occhi sempre stanchi, alla sera brucianti e quasi velati, per un eccesso dello sguardo. Oggi il tempo meteorico e l'impegno con gli amici di Visit Calabria a parlare della bellezza della Sila, mi costringono ad un cammino breve. Penetriamo nel bosco di Pietra dell'Altare. I faggi sono al massimo dei colori autunnali. Per un mistero insondabile le foglie cangiano dal verde al giallo, all'arancione, al rosso, al marrone. Il contrasto col verde velluto dei pini mi fa impazzire di commozione. Pietra dell'Altare è un iconema, un segno distintivo dei luoghi, per gli antropologi del paesaggio. E' una fiaba, un mito, una leggenda, per i locali. Un ammasso di graniti colossali con un grande piattone obliquo dove qualche personaggio mitico celebrò una messa nel bosco. Restiamo ad osservare incantati. Ma la bellezza ha sempre un prezzo amaro. Tutto il bosco circostante è segnato per il taglio. I numeri stanno anche su faggi giganti. Alcuni sono stati già abbattuti. Altri restano fieri e tristi, in attesa della morte. Domani cercherò di ribaltare il loro destino. Qui da noi gli occhi di amministratori, gente comune e tagliatori si ostinano a non vedere una foresta ma solo una riserva di legname. E invece, come disse Adolf Ernst Stern, l'uomo di tutto conosce il prezzo, di nulla il valore. Io sto con Plotino: la natura possiede una bellezza esteriore ma anche una interiore. Questa foresta è stata creata da un Dio artista e poeta, non dall'uomo. Percependo la sua bellezza, udendo i versi cantati dalle fronde che stormiscono, cogliamo la mirabile unità del Cosmo. Risvegliando il nostro cuore alla bellezza ci sentiamo parte di quell'unità. E l'anima si ri-flette in se stessa. Disse Plotino: "Io mi sforzo di ricondurre il divino che è in me al divino che è nell'universo". In questo attimo fuggente, soggiogati dalle enormi pietre, storditi dai colori degli alberi, noi siamo nella foresta, la foresta è dentro di noi. Nelle immagini: Pietra dell'Altare (Sila Grande, Parco Nazionale della Sila). Foto Francesco Bevilacqua.


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