LA PORNOGRAFIA DEL DOLORE
Ad ogni catastrofe naturale i giornalisti cominciano con i numeri dei morti. Passano poi ad interviste idiote ai sopravvissuti ("cosa prova?"). Mostrano macerie annunciate da anni, paesi distrutti: morte e devastazione come spettacolo mediatico. Tanto per aggiungere ansie e terrori nelle menti di telespettatori (piccoli e grandi) già imbottiti di psicofarmaci. Sciorinano dati, sempre parziali, sempre "destinati ad aumentare". Proseguono con i milioni di euro stanziati dal governo per i primi aiuti e le stime dei danni. Poi le cerimonie, i funerali di Stato, il lutto nazionale. Fino all'esaurimento - dopo qualche settimana -, per consunzione mediatica, della notizia, da gettare, infine, nel limbo dell'amnesia sismica. Questo non è giornalismo. E' pornografia del dolore. E il terremoto non è una catastrofe naturale ma una catastrofe umana. Più volte preannunciata. Anzi premeditata. Per la quale dovrebbero essere processati tutti coloro che hanno (s)governato l’Italia quantomeno dal dopoguerra ad oggi. Questo terremoto - esattamente come gli altri che l'hanno preceduto - ha prodotto danni, lutti, terrore, sofferenza, ma anche una valanga di parole, una pletora di immagini, tanta ipocrisia, molta retorica, luccicanti lacrime di coccodrillo. I geologi italiani lo predicano da anni: invece di gettare al vento soldi pubblici in inutili amenità, si pensasse a mettere seriamente in sicurezza gli stabili, i centri storici. Che con i terremoti hanno da sempre fatto i conti. E dovranno ancora farne. Soprattutto lungo la dorsale appenninica, punteggiata di tanti meravigliosi paesini abbandonati a se stessi, tartassati dai tagli alla finanza locale, dimenticati da quel stesso potere che oggi li commisera. Tutto questo costa, certo. Ma se si fosse iniziato ad intervenire almeno una trentina d’anni fa, gradualmente, se si fosse risparmiato su sprechi, finanziamenti a fondo perduto ad imprese decotte, tangenti, opere pubbliche inutili, arricchimenti indebiti, evasioni fiscali, a quest’ora, forse, molti paesi sarebbero danneggiati ma non distrutti e tante vite umane sarebbero state risparmiate. Invece in Italia è sempre la stessa storia. Parliamo solo dopo i terremoti. Contiamo i danni. Piangiamo i morti. E la storia si ripeterà ancora. Qualcuno, in queste ore, starà brindando al terremoto come ad un affare (stavolta lo farà in silenzio per paura di essere intercettato), riceverà incarichi e danaro per costruire le "città nuove", che saranno i ricoveri definitivi degli sfollati. E i paesi diverranno fantasmi. Troppe tangenti a cui rinunciare. Troppe opere pubbliche da sospendere. Troppe intelligenze da fare utilizzare. Troppa prevenzione da mettere in campo. Troppi arricchimenti illeciti, troppe corruzioni e tangenti cui rinunciare. Nelle immagini: vedute di Placanica, Nicastro, Rocca Imperiale, Buonvicino (tutti in Calabria).
Foto F. Bevilacqua.