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GLI SPIRITI DEL BOSCO


Ultimo giorno dell'anno, al mattino. Da qualche parte, sui monti, gli spiriti del bosco sussurrano un richiamo silenzioso. Lo odo a distanza, nel fondo del cuore. Spirito con spirito. Aria con aria. Bosco con bosco. Cielo con cielo. Il canto mi giunge mentre giaccio in piena malinconia letargica. Non sopporto l'atmosfera elettrizzata, euforica, sguaiata di fine anno. Non ho nulla da festeggiare: quante ingiustizie, quante sofferenze attraversano il mondo? E voi riderete, stapperete bottiglie, terrete il conto alla rovescia dinanzi a demenziali show televisivi? Ho trascorso questi giorni a tracciare fili impossibili di conversazioni pubbliche che dovrò tenere nella prima settimana del nuovo anno. Volevo solo staccare dal lavoro e riposare. Con qualche puntata su sentieri di montagna. Ho finito per complicarmi la vita, incastrandomi in scritture senza fine. Ma oggi gli spiriti mi chiamano. L'altro ieri è stata una giornata gelida e tempestosa. Ha nevicato fino a quote basse. Guardavo dalla finestra i fiocchi turbinare impazziti. E il vento strappare le fronde degli ulivi e delle querce. Su, il crinale delle mie passeggiate vicino casa era immerso nella tormenta. Ieri è rispuntato il sole. Ha improvvisamente illuminato un incanto di neve. Ma c'era ancora un vento artico. E la malinconia ha avuto la meglio. Se ne sono accorti gli spiriti. Stamattina mi hanno svegliato, imperiosi. Per tre ore cammino sulla neve ancora parata come un addobbo di festa. Con un freddo che trafigge le ossa. E riattiva i miei dolori: piede, schiena, gomiti. E' questo dolore, sommato a quello di sempre - la cefalea -, che ha segnato l'anno appena trascorso. Un segnale per dirmi che anch'io comincio a decadere. Una rivelazione che ho accolto con angoscia: non posso vivere senza andare in montagna. So che dovrò tenere duro, ma sono ugualmente prostrato. Vedo la bellezza intorno a me: non posso sopportare di perderla. La neve è fine e polverosa. Forma cumuli fantastici sui rovi, sulle ginestre. Traccia strine di gelo sugli ontani, lunghe strisce verticali sui pini. Questa è l'unica bellezza che non si paga. Meglio: che non ha prezzo. O forse un prezzo, per me lo avrà, alla fine. Al ritorno a casa sono provato, ma colmo di gratitudine. Tutto dolorante ma sereno. Al computer riesco a concludere un discorso sensato. L'ansia si placa. La malinconia resta. Gli spiriti del bosco non mi hanno dimenticato. Nelle foto: scorci del cammino di ieri 31 dicembre sul Monte Reventino. Foto Francesco Bevilacqua.


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